16/03/16

IO HO UN SOGNO. AVERE UN SOGNO




Sto affrontando una fase importante della mia vita.
Una fase per cui bisogna capire che direzione prendere perchè così comincia a diventare pesante. Ho un lavoro fisso. Mi permette di sopravvivere, mi permette di vivere, di fare le mie attività (cosa per me fondamentale) ma...

mi appaga? No. Non lo fa.
mi rende felice? No mi rende indifferente.

Mi rende felice avere tempo per andare a danza e pilates perché sono attività che mi fanno sentire bene, mi rende felice avere tempo da dedicare alle mie creature di carta ma non mi ritengo realmente felice di quello che faccio.
Ciò che poi mi ispira e le cose da cui traggo maggior ispirazione non fanno parte del mio mondo.
Parliamoci chiaramente, lo so anche io che lavorare mi serve, che ho bisogno di uno stipendio che bla bla bla bla....ma non è di questo che sto parlando.
Sto parlando del bisogno e della necessità di trovare una nuova vibrazione che questo lavoro, questa città e la vita che faccio non mi possono dare.

Non sono più vogliosa di andare alla Fiera del libro di Bologna, non mi interessa guardare le solite illustrazioni, i soliti stili, i soliti illustratori. Ho decisamente bisogno di altre fonti, di nuova linfa. Diciamoci la verità, da quanti anni si vedono sempre le stesse cose? O forse sono solo io che vedo sempre le stesse cose perchè satura già quando avevo 20 anni.

Ho bisogno di una ventata di aria fresca, di immagini che non appartengono al mondo che mi circonda. 
Ho bisogno di caldo. Del caldo del deserto, del mare che si muove davanti ai miei occhi. Ho voglia di camminare per stradine sterrate, di scoprire i bazaar di addentrarmi nei souk.
Ecco quello di cui ho bisogno. Dei colori dell' Oriente, del caldo africano. Ho bisogno di questo e chiamatelo come volete ma io lo chiamo "voglia di evadere".

Ascolto musica araba. Ne ascolto parecchia. Mi piacciono tantissimo le percussioni, i suoni prodotti dal darbuka, le danzatrici che muovono le loro cinture con le monete a ritmo di musica. Mi piace l'odore delle spezie. Mi piacciono proprio tanto.
Mi piacciono i colori delle case "scolorite". Le trame dei tappeti stesi. Le case ammassate e piene di panni stesi. Mi piacciono tante cose che normalmente non piacciono. E io mi ispiro a chi ha avuto il coraggio di evadere, di chi vive ad Ibiza e fa lo zingaro. No, non vorrei mai fare la zingara. Vorrei solo tornare a casa e dare vita a creazioni che sono nate da idee partorite durante un viaggio.


hippy market - Ibiza

Non mi interessa più guardare i negoziati trendy-chic di Milano, scoprire quelle boutique dove "l'hand made" viene fatto pagare uno sproposito, dove i vestiti sono tutti uguali.
Non mi interessano gli "artisti" emergenti che quando guardi quello che fanno dici: "ah. anche tu! di nuovo? ancora?!"

Spesso,  anzi spessissimo, quando dico: FIGO, in realtà sto palesemente fingendo perchè quello che sto guardando non solo non mi suscita entusiasmo ma lo trovo banale, ripetitivo, già visto, privo di interesse. Insomma, non voglio fare la figa di legno ma ne soffro davvero tanto. Mi dispiace non riuscire ad entusiasmarmi per le cose che mi stanno attorno, per le novità che mi propinano come "nuove" ma sono solo copie di copie.
Vorrei andare via, fare esperienze che poi potrò condividere con i miei figli.
Voglio imparare l'arabo, voglio scoprire posti che normalmente alla gente non interessa scoprire.....

Si ok, sto andando un po' troppo "oltre" ma è quello che sento ora..e ora sento la necessità di togliere le tende e andare. Ma come fare senza uno stipendio?! 
Perché gira tutto intorno a questo, dopotutto. Un lavoro fisso. Una retribuzione fissa. Perché è così che mi hanno insegnato i miei genitori. Perché la stabilità è la cosa che ho cercato per tutta la vita. Anche quando ero piccola e acerba, quando avevo la possibilità di vivere con più leggerezza la vita cercavo la stabilità. E ora ne risento. Ne risento tanto delle esperienze che magari avrei potuto fare. Ma no, che dico, non le avrei fatte comunque. Perché è adesso che sento la necessità di cambiare, di evadere, di scoprire.
Di scoprire soprattutto. Io ho bisogno di scoprire.
E non mi interessa se per questo devo rinunciare a parte della mia stabilità. Ho sempre detto che dopo questa esperienza lavorativa (che ormai dura da cinque anni e mezzo) non avrei più voluto lavorare come grafica in un'azienda. 
Perché le aziende non meritano la mia creatività e la mia creatività non è adatta a questo genere di posti. Insomma, mi dispiace, non posso giustificarmi né devo farlo con nessuno.
A me di quello che va di moda e piace a voi non me ne frega niente.
Già questo genere di discorso lo facevo a 16 anni, quando di quello che andava di moda mi interessava relativamente.

No, decisamente. Il mio prossimo lavoro non sarà più da grafica.
Vorrei stare in mezzo alla gente, vorrei lavorare con le persone. Parlare, sorridere, comunicare...scoprire vite, storie. No non sono pazza, semplicemente sono stufa di quello che faccio. Mi sta stretto. Mi soffoca.
Sapete cosa più di tutto mi irrita?! Aver dovuto aspettare luglio per partire. Perché per motivi ignoti e ragioni sconosciute la mia inutile presenza era talmente necessaria che non sono potuta partire prima. Perché le nostre vite sono così. Sono organizzate a compartimenti stagni. Devono seguire delle "regole", dei percorsi. Ebbene si, mi sono proprio rotta di questo. Di dover chiedere il permesso di tutto. il permesso, in questo caso, ad un branco di pecoroni che non sanno nemmeno il mio nome. Dover chiedere il permesso per realizzare un proprio desiderio poi la trovo una cosa imbarazzante.
La vita è una e ci siamo creati una società per cui dobbiamo chiedere il permesso per andare in bagno. E' già la seconda volta che affronto l'argomento ma si sà, io sono polemica :)

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