18/11/15

Il silenzio, a volte, vale più di mille parole.


Sono a letto e, come ogni sera, prima di chiudere forzatamente gli occhi e mettermi a dormire, decido di usare il mio simpaticissimo iPhone e vagare un po' per la rete.
Nonostante io passi quasi 9 ore davanti un computer ogni giorno il mio cervello è alla perenne ricerca di immagini dalle quali trarre ispirazione.
Non importa il genere di immagini. Se tutorial per creare una spada laser, spunti per un nuovo colore di capelli, tecniche di ballo o immagini di ragazze col fondoschiena largo davanti le quali chiedersi "Perché il mio sedere resta comunque un tabù per me nonostante sia largo quanto quello di una sudamericana con gli shorts in jeans e le cosce cicciottose".

NON importa il genere di immagini. Io ho bisogno di quelle immagini. E cosa c'è di più allettante che guardare queste immagini dal mio nuovissimo portatile?!
Ho tentato di scrivere questo post dal telefono poi, sconcertata da me stessa, mi sono allungata verso il lato disabitato del mio letto e ho aggrappato questo oggetto del male che voleva essere aperto e molestato dalle mie dita vogliose di scrivere un post.

Il lato disabitato del mio letto resta uno dei luoghi più tristi del mondo.
Un letto diviso in due dove un lato è abitato dalla sottoscritta mentre l'altro lato è occupato da oggetti di diversa natura quali libri di arabo, un dizionario, delle penne, un computer (questo computer), vestiti dismessi da qualche ora in attesa di tornare nella loro terra madre e il Corano, che cerco di toccare il meno possibile perché mi fa paura toccarlo con le mani sporche o "inquinate" in qualsiasi modo. Quindi è li, dorme con me, viene adagiato ogni mattina sul cuscino e poi finisce per far parte di questo "ordine disordinato" che è il mio letto.

Ma tornando a noi, stasera posso finalmente scrivere un post dal mio letto, dal mio fiammeggiante portatile nuovo. Posso finalmente tornare a scrivere sul mio bellissimo blog, il mio diario virtuale, luogo di raccolta dove ho lasciato tanti pezzi di me e del mio cuore.

Come ho anticipato nel post precedente è un periodo piuttosto burrascoso. Io e me stessa litighiamo spesso e difficilmente mi sento serena. Devo quindi buttarmi a capofitto in tante attività diverse che mi permettono di liberare la mente, sfogare il mio corpo e stancare il mio cervello.
Ho già vissuto questa lotta interiore...da diverso tempo ormai fatico ad essere felice. A sentire quella sensazione di felicità che mi prendeva e rapiva il cuore, che mi faceva sentire una farfalla in volo.
Sarà la vecchiaia, sarà che le responsabilità sono aumentate. Insomma, sarà che non ci posso fare niente e mi tengo cosi come sono. Però c'è di buono che l'entusiasmo non manca. E la voglia di buttarmi in nuove esperienze è sempre dietro l'angolo.
Ho deciso che nella mia vita non mancheranno le occasioni per evadere. L'esperienza è tutto. Sbagliare è fondamentale, imparare anche. 
Un tempo ero molto più restia. Restia a fare qualsiasi cosa. Avevo paura del giudizio della gente eppure ero più felice.
Ora, da quando ormai non ho più vergogna ad ammettere la persona che sono, riesco a sentirmi libera di fare ciò che voglio e di sbattermene del parere degli altri.
Voler andare al Cairo, aver comprato quel biglietto, aver deciso di intraprendere un certo percorso di vita mi rende orgogliosissima di me stessa.
C'è chi pensa che lo stia facendo per "terzi". Ovvio. Se non avessi conosciuto certe persone, se non le avessi vissute, se non avessi fatto parte della loro vita e loro della mia a quest'ora sarei ancora quella petulante viziata destroide razzista che ero un tempo.
Ma la vita ci riserva sempre tante sorprese e il mondo che ho scelto di vivere è bello perché vario. Voler studiare arabo, leggere il Corano, interessarmi alle ragazze con il hijab è stata una mia scelta e non è dipesa da nessuno. Ad oggi vorrei urlarlo a tutti.
Dopo i fatti avvenuti venerdì scorso a Parigi però, mi rendo conto che certe passioni e interessi costano caro.
Ad oggi dire a qualcuno che un islamico non è necessariamente un terrorista suona quasi come fosse una giustificazione. Mi è stato persino detto di aprire gli occhi e di smetterla di difendere quelle merde.
Mi fa male al cuore pensare di vivere in un mondo dove l'essere umano va catalogato da paese a paese, da zona a zona. Mi fa male pensare che per molti di noi sia stata solo fortuna e un caso ad essere nati in un paese senza guerra.
D'accordo. Adesso stiamo vivendo nel terrore di questi terroristi "americ...islamici" (no ma va non penso minimamente sia solo un complotto creato dagli USA, no no) ma fino a due settimane fa ignoravamo completamente che in Siria civili morivano bombardati ogni giorno. Ignoravamo che a Beirut ci fossero stati attentati poco prima di quelli di Parigi.
Ignoravamo che nel mondo, nello stesso posto in cui viviamo noi, ci sono brutalità alle quali siamo stati risparmiati. E non perchè migliori di qualcun altro. Ma per semplice fortuna.

Ci ricordiamo di essere un unico mondo solo quando ci sentiamo colpiti nel profondo e in prima persona. Bombardiamo i civili di un paese solo perchè siamo stati colpiti noi stessi. 
Questa immagine credo sia una delle più raccapriccianti mai viste.
Se fossi stata una parigina avrei urlato al mondo il mio disgusto. Ma lo faccio da italiana. E urlo il mio disgusto da essere umano.
Dite a me di aprire gli occhi e di ammettere che questa "gente" ci sta portando allo sbaraglio e alla rovina. Io chiedo a voi di aprire gli occhi, di allargare il vostro padiglione auricolare e chiudere la bocca. Alle volte il silenzio vale più di mille parole.







Nessun commento:

Posta un commento